La settimana scorsa si è chiusa con una giornata dai due volti: all’immobilismo della mattina ha fatto da contraltare un bel movimento nel pomeriggio. No, non è stato per via del pranzo, a svegliar tutti ci ha pensato quello che prima di Twitter era uno dei principali market mover: gli NFP. Il dato sopra le attese (266mila vs 181mila) ha spinto il dollaro fino a 1.1040 contro la moneta unica, anche grazie ad un altro dato, il tasso di disoccupazione americano (3.5% vs 3.6% atteso). Unica nota negativa da oltreoceano deriva dal salario orario medio sotto le aspettative (0.2% vs 0.3% previsto). Ad ogni modo, i dati danno ragione, almeno per ora, alla Fed e supportano la decisione di sospendere i tagli sui tassi. Powell userà queste notizie per poter esclamare “te l’avevo detto” a Trump?
Abbiamo i nostri dubbi, anche perché per ora la principale fonte di preoccupazione del Presidente rimangono la guerra commerciale e il processo di impeachment. Il fine settimana è stato comunque favorevole a Trump, dato che la Casa Bianca ha dichiarato che non parteciperà alla seduta d’accusa contro di lui e sul fronte USA-Cina qualcosa di positivo è arrivato. La Commissione per i Dazi Doganali del Consiglio di Stato cinese ha sostenuto che stanno lavorando sulla riduzione delle tariffe sui beni importati dagli Stati Uniti (carne di maiale e semi di soia) e Kudlow, direttore del Consiglio Economico della Casa Bianca, ha dichiarato che le due superpotenze sono molto vicine a siglare un accordo commerciale, anche più di quanto non lo fossero a novembre, tornando a citare il 15 dicembre come possibile data per la firma. Ottime notizie dunque, soprattutto l’apertura cinese… c’entrerà mica il fatto che le nuove stime della crescita sono uscite sotto il 6%?
Dulcis in fundo, anche i messicani possono prendersi una pausa e godersi la cucaracha dopo che le ultime notizie affermano che l’accordo Messico-USA-Canada è più vicino.

Passiamo oltremanica, dove il venerdì è iniziato con un timido recupero dell’euro, subito rientrato per via dei dati non entusiasmanti giunti dal vecchio continente: in territorio negativo sia la produzione industriale tedesca mensile di ottobre (-1.7% vs 0.1% atteso) che le vendite al dettaglio in Italia (-0.2% vs 0.5% previsto). Ed è così che EURGBP ha segnato un nuovo livello record a 0.8393.
Venerdì sera sono scesi in campo laburisti e conservatori e no, non se le sono per niente risparmiate. “Boris ha mentito sul Brexit deal raggiunto con l’Ue”. Questa l’accusa lanciata dal leader laburista Corbyn, rivelando un rapporto riservato di 15 pagine in cui si ammette che l’accordo implicherà controlli doganali tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito (notizia già emersa ma sempre smentita da Johnson). In risposta, il leader dei conservatori ha contrattaccato affermando che Corbyn voglia dividere il Paese con un secondo referendum e che “prima era indeciso, ora non è sicuro”. Il PM inglese ha continuato la sua difesa ribadendo di “non volere una Gran Bretagna neutrale” e promettendo una Brexit veloce entro il 31 gennaio 2020.
La società di sondaggi Savanta ComRes ha dichiarato che il vantaggio dei conservatori sui laburisti si è ridotto a 8 punti e il suo portavoce, Chris Hopkins, ha affermato che “i margini sono incredibilmente stretti e un eventuale guadagno dei laburisti di uno o due punti potrebbe far la differenza tra un parlamento sospeso e una considerevole maggioranza conservatrice”. Occhi aperti dunque sui prossimi giorni, si balla.

CALENDARIO ECONOMICO

10:30‬ – Indice Sentix della fiducia degli investitori (Dic) tedeschi

EURUSD: 1.1068
EURGBP: 0.8409

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